202001.19
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Come faccio a scegliere un avvocato?

Come si sceglie un avvocato? Cosa ci spinge a rivolgerci all’avvocato Tizio piuttosto che all’avvocato Caio? Personalmente, pur facendo questa professione da oltre vent’anni, non ho mai avuto necessità di rivolgermi ad un avvocato per un mio problema personale. Questa ovviamente è una fortuna, perché quando si ha la necessità di andare da un avvocato è perché c’è un problema da risolvere e quando il problema c’è, lo stesso va affrontato e – possibilmente – risolto.

Vediamo quali sono le caratteristiche – a mio parere – imprescindibili che dovrebbero guidarvi nella scelta del vostro avvocato:


Prima di tutto, la competenza.

Ma che cosa si intende per competenza? La competenza è quell’insieme di caratteristiche che fanno del vostro avvocato, per il grado di preparazione, per l’esperienza maturata e per la capacità di cogliere le sfumature della questione, il professionista in grado di affrontare nella maniera più corretta il vostro problema. Insomma il vostro avvocato deve sapere dove mettere le mani, deve sapere dove trovare, nella maniera più agevole possibile, la strada da percorrere che porti il più vicino possibile alla soluzione.

Avete presente la vostra scrivania piena di carte e documenti dappertutto? La guardate e vi sembra impossibile trovare le cose, ma quando qualcuno vi chiede “…scusa dov’è il tempera matite…?”, voi infilate la mano nel mezzo delle carte e magicamente vi trovate tra le mani il tempera matite. Ecco, questa è la competenza, sapere dove andare a cercare la soluzione.


Seconda cosa, la chiarezza.

avvocato quanto mi costa il suo intervento?” ma si, non si preoccupi, poi vediamo… era la risposta che una volta veniva data al cliente, soprattutto quando il cliente era già un cliente acquisito perché già nel nostro studio e il problema del costo non era percepito come un problema che potesse rendere insoddisfatto il cliente. Ebbene, nel 2020 queste risposte non sono più accettabili e non sono più accettate da nessun cliente, nemmeno dal cliente più affezionato. Cosa fondamentale nel rapporto tra il cliente e il proprio avvocato è la chiarezza… la chiarezza sui costi da affrontare, la chiarezza sulle difficoltà che la questione affrontata può nascondere. L’avvocato moderno (inteso nel senso che sa stare al passo con i tempi) non può permettersi di non essere chiaro, di non essere il più preciso possibile nel far comprendere al cliente a che cosa andrà incontro. Quindi non solo chiarezza nei costi da affrontare, tra l’altro regolati dall’obbligo di preventivo (ma di questo ne parleremo in un’altra occasione), ma chiarezza sulla strategia difensiva, sulle difficoltà della questione, chiarezza anche sul fatto fondamentale che le cause si possono anche perdere!


Terza caratteristica, la comprensione.

Momento fondamentale nel rapporto cliente-avvocato è la capacità del vostro avvocato di comprendervi. Ma che cosa deve comprendere l’avvocato? Inquadrare il problema e capire quale può essere la soluzione migliore? Si, certamente, questo è necessario, ma fa parte della prima caratteristica, ossia della competenza. La comprensione è un’altra cosa.

La comprensione è la capacità di vedere oltre la mera questione giuridica da affrontare, di andare al di là della necessità di trovare una soluzione al cliente. In particolare, in alcune materie dove il fattore umano è predominante, come il diritto di famiglia, la capacità di comprendere le motivazioni per cui il cliente vuole ottenere un determinato risultato è fondamentale per la riuscita dello stesso, o, viceversa, per convincere il cliente della inopportunità nel perseverare in una determinata linea difensiva. Spesso mi capita di ricevere clienti che arrivano delusi da esperienze con altri avvocati e con questioni ancora irrisolte (nelle questioni di famiglia capita di frequente). Ma perché accade questo? Perché il precedente avvocato non era preparato sufficientemente? Perché era troppo caro? (si questo può succedere ma onestamente capita di rado); Perché non aveva il tempo di seguirlo? Perché si sentiva trascurato? No, nulla di tutto ciò. Il cliente, quando cambia avvocato nel corso di una causa o nel corso di una trattativa stragiudiziale è perché non si sente compreso, perché sente di non essere entrato in sintonia con lo stesso e non si sente, quindi, adeguatamente difeso. Perché sente la distanza tra ciò che vorrebbe ottenere e ciò che invece il legale gli offre senza ottenere dallo stesso una spiegazione convincente. Questa distanza a volte è incolmabile, perché a volte le richieste del cliente sono oggettivamente impossibili da soddisfare, ma il più delle volte ciò avviene perché l’avvocato non è stato capace di comprendere il suo cliente.


Ultima e fondamentale caratteristica: la fiducia

Sembra banale parlare di fiducia tra avvocato e assistito, sembra la cosa più ovvia e scontata del mondo, ma vi garantisco che non è così. Il rapporto di fiducia, inteso in senso ampio, ossia di capacità di far sentire il cliente guidato da una mano ferma e sicura, è una cosa che si costruisce giorno per giorno, che si ottiene e che si da con il passare del tempo. Come per gli amici o in un rapporto di coppia, la fiducia si costruisce insieme.

L’avvocato, come chiunque voglia ottenere la fiducia di qualcuno, deve sapersela guadagnare e ciò deve avvenire sin dal primo momento, sin dal primo incontro, dalla prima telefonata.

Quando venite da noi avvocati – che il più delle volte siamo dei perfetti sconosciuti – e ci raccontate i vostri problemi, ci dite il perché la vostra vita sta andando a rotoli, perché avete fatto delle scelte sbagliate, che non riuscite più a trovare la strada giusta, a riprendere ciò che vi è scappato di mano… ecco, è in questi momenti, quando siete di fronte a noi avvocati, che avete il diritto di sentire di potervi fidare di chi vi sta di fronte. Questo non solo quando ci si trova ad affrontare questioni di famiglia, (raccontare ad uno sconosciuto la fine del proprio matrimonio non è affatto una cosa facile), ma anche in tante altre questioni come, per esempio, in situazioni di dissesto finanziario.

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